martedì 21 dicembre 2010

La guerra non si festeggia, si contrasta!

Il 4 novembre, come ormai da tradizione, si celebra la festa della forze armate. Approfittiamo di questa data per sottolineare il nostro NO deciso alla guerra, contro ogni retorica militarista e nazionalista, perché le guerre non vanno festeggiate ma solo contrastate.
Da poche settimane si è consumata l’ennesima tragedia in Afghanistan nella quale sono morti altri 4 italiani, arrivando a quota 33 dall’ottobre del 2001 ad oggi.
Al 9 ottobre 2010 ci sono stati 2.053 morti nella coalizione USA/nato e alleati e decine di migliaia tra militari e civili del luogo.
Questi sono numeri di guerra, nessuna missione di pace prevede militari armati fino ai denti, caccia bombardieri, mine, carri armati, distruzione e quant’altro…
Ogni cosa va chiamata con il suo vero nome, i 33 militari italiani in missione sono morti in GUERRA e si sa che chi va in guerra ha più probabilità di morire rispetto ad un impiegato chiuso nel suo ufficio.
Ma ad ogni caduto in guerra corrisponde sempre un funerale di Stato.
Ingenuamente, ci chiediamo del perché tale rispetto, coinvolgimento e cordoglio non vengano corrisposti allo stesso modo ai 4 operai che ogni giorno perdono la vita sul posto di lavoro.
Muoiono perchè in condizioni lavorative precarie, spesso sottopagati, senza contratto. Una differenza sostanziale in effetti c’è; i primi imbracciano tutti i giorni un fucile e per garantire “la pace” sono disposti a togliere la vita a qualcun’altro, i secondi per pochi euro lavorano tutta la giornata per mantere la propria famiglia o la loro stessa sopravvivenza.
Il governo italiano però rincara la dose, asciugate in fretta le lacrime dopo la morte dei 4 alpini il nostro conterraneo La Russa, ministro della difesa, si vede pronto a rivedere la decisione italiana di non armare i bombardieri. PDL e PD (ricordiamo rappresentanti della “sinistra” italiana), come spesso accade, anche su questo non sembrano divergere, infatti Fassino, a nome del suo partito, si è detto disponibile a discutere la proposta. Altre armi ,altri morti e distruzione sul territorio afgano con il benestare di tutti.
Secondo l’istituto internazionale di Stoccolma per la pace, il SIPRI, ogni anno l’Italia spende 28 miliardi di dollari per gli armamenti, quasi 10 miliardi in più della Russia e più del doppio di Israele.
E’ semplice capire come tutti questi soldi, spesi in sanità, scuola, cultura e sicurezza sul lavoro potrebbero, e di molto, migliorare la qualità della vita di ogni singolo cittadino italiano.
E’ chiaro come gli interessi capitalistici e imperialistici dei padroni e dei burocrati di Stato non prevedano nessun ripensamento, nessun tentennamento ma solo il raggiungimento dei loro obiettivi economici ed affaristici.
Compito nostro è contrastare e contestare con forza queste logiche con ogni mezzo possibile: NO ALLA GUERRA, NO ALLE FORZE ARMATE.

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