giovedì 26 maggio 2011

NON VOTIAMO, AUTORGANIZZIAMOCI!


Il voto di fine mese a Noto si presenta come una sorta di giudizio universale: le sorti dell’umanità ( che abita questa città) sono legate alla crocetta fatidica; le schermaglie inondano i giornali e le tv locali; le strade sono tappezzate di manifesti: Vecchi e nuovi volti si fronteggiano, ma alla fine, dal giorno dopo comincerà la routine: i senza lavoro, i quartieri abbandonati, i servizi scadenti, la cultura squalificata, il clientelismo, l’arrivismo, le imposte comunali, la viabilità, l’arroganza clericale…
Ogni volta è così, si conosce il protagonismo delle amministrazioni uscenti che in periodo elettorale inaugurano qualsiasi cosa, promettono di tutto, attuano provvedimenti civetta ( cantieri di lavoro, finanziamenti ad associazioni ed enti, lavori nelle chiese, vigili urbani meno arroganti, pulizie straordinarie…). Si conosce anche l’aggressività tutta verbale delle opposizioni, la sua finta diversità. E’ una recita a soggetto che vede protagonisti attori ben temprati e anche alle prime armi; ma dietro le quinte ognuno fa i conti sulle percentuali, i posti in consiglio, il numero di voti che l’uno o l’altro conoscente o cliente deve portare per disobbligarsi di qualche favore ricevuto: E poi ci sono i verginelli che irrompono sulla scena in nome di categorie ( donne, società civile, Noto ) che non li hanno affatto delegati a cio’ e con la presunzione del falso principiante, ma già sufficientemente arroganti, vengono a raccontare di avere la ricetta per cambiare la politica, per rinfrescare il potere locale, per dare voce a chi è stato da sempre escluso dalle decisioni.
E intanto tutti assieme contribuiscono a scippare ai cittadini la possibilità di interessarsi direttamente dei loro problemi; schiacciano contro il muro della delega incondizionata le poche sacche di intelligenza e resistenza.
E’ questo l’effetto nefasto del voto e di ogni aggregazione politica autoritaria, anche se  ha  nel suo seno un immigrato, un precario o una casalinga.

 Con tempi differenti tra Sicilia e continente, si sono svolte e si  svolgeranno le elezioni amministrative. Le vecchie conoscenze della politica sono sempre pronte a cavalcare movimenti di lotta e di base, a riscoprire i quartieri, il popolo, la società. Si approntano liste “ civiche” in cui persone “ pulite” e fuori dai partiti, presunte rappresentanti di un altrettanto presunta “ società civile”, si lanciano nella mischia con la pretesa di portare aria nuova e cambiamenti nella gestione della cosa pubblica. Costoro fingono di non capire ( perché altrimenti sarebbero puri idioti) che il livello decisionale delle istituzioni locali è pari allo zero; sono i salotti della borghesia, le banche, le curie vescovili, le associazioni degli imprenditori le vere sedi delle decisioni. Nei consigli comunali si svolge solo la farsa, dove delle marionette danno vita a commedie semiserie per avallare decisioni e ordini presi altrove. Le amministrazioni avallano le volontà dei vari pupari, e elargiscono elemosine e favori per simulare una parvenza di autonomia e di legami sociali, in realta’ utili solo al perpetuarsi del clientelismo.
Purtroppo tutto questo avviene con una ripetitività esasperante ed in mancanza di serie alternative di contropotere e di democrazia diretta; in più di 60 anni i partiti hanno espropriato i cittadini della capacità di partecipare in prima persona alla gestione dei propri interessi. Ed è proprio da qui che bisogna ripartire: ricostruire reti di autogoverno, strutture di partecipazione, campagne e battaglie organizzate in maniera antiautoritaria, che abbiano obiettivi da raggiungere ma stiano molto attenti anche al mezzo per conseguirli, senza eleggere capi burocrati, gerarchie e mestieranti della politica, cioè strutture e situazioni che le faranno naufragare.
Dietro l’indicazione libertaria del non votare ci sono questi valori, queste alternative, la certezza che cambiare la società è possibile, ma al di fuori dei bunker e dei santuari del potere. Meglio ancora sulle loro macerie.